Tra le colline del Meilogu, sub regione del Logudoro, si trova un sito archeologico tra i più importanti di Sardegna, il complesso nuragico di Santu Antine di Torralba, definito dagli studiosi il “più chiaro esempio di architettura megalitica del Mediterraneo”. A svettare all’interno del complesso è il nuraghe Santu Antine, maestosa opera architettura nuragica. Conosciuto anche come Domu de su Re (casa del re o reggia), si tratta di un nuraghe unico tra tutti quelli rinvenuti in Sardegna per la sua magnificenza a livello di elaborazione e di stile. Un luogo imperdibile per tutti coloro che amano visitare siti archeologici e i luoghi ricchi di storia. Se stai prenotando un viaggio per la Sardegna, non dimenticare una sosta al complesso nuragico di Santu Antine, nel territorio sassarese.
Il Nuraghe Santu Antine a pochi passi da Torralba:
Situato a quattro chilometri da Torralba, il nuraghe Santu Antine è uno degli edifici più alti dell’antichità preclassica: la torre centrale, detta mastio, oggi raggiunge il 17 metri ma un tempo si stima raggiungesse i 24 metri. Il nuraghe Santu Antine rappresentava il caposaldo del sistema insediativo della “Valle dei Nuraghi”, nome con cui viene definita questa zona della Sardegna ricca di edifici preistorici (sono stati rinvenuti ben trenta torri e dieci tombe dei giganti) disseminati in 37 chilometri quadrati. Ai piedi di questa fortezza nuragica si estende il villaggio nuragico, ancora in parte coperto. Le 14 capanne circolari (a cui si aggiungono edifici rettangolari di epoca romana) sono la testimonianza di come vivevano le antiche popolazioni nuragiche: questi edifici presentano al loro interno elementi architettonici che aiutano a ipotizzarne la funzione, come ad esempio “la capanna delle riunioni”. Rinvenuto accanto alla torre ovest un ripostiglio di ‘pani’ di bronzo, esposti oggi all’interno del museo Sanna di Sassari. In età repubblicana, a queste strutture circolari si sovrapposero i muri rettilinei di una villa rustica, probabilmente un’azienda agricola attiva fino al IV d.C. Gli studiosi iniziarono la loro attività di studio e di scavo sin dal XVIII secolo, attività che sono continuato sino al XX secolo. Alcuni dei reperti rinvenuti, come un modellino di nuraghe e un bronzetto a forma di cagnolino, sono esposti nel museo della valle dei nuraghi a Torralba. Le indagini effettuate datano il primo insediamento tra il 1.600 ed il 1.450 a.C., nell’Età del bronzo Medio, ma la costruzione è proseguita anche nel Bronzo recente con l’edificazione del mastio.
Il nuraghe di Santu Antine presenta una pianta a triangolo equilatero, che comprende tre torri raccordate tra loro da sinuose mura: nel baricentro si trova il mastio. Realizzata con blocchi basaltici murati a secco, la reggia è un dedalo di corridoi, scale, camere, pozzi e silos. Ed è proprio per questa struttura a labirinto che secondo gli studiosi non pare derivare da planimetrie o modellini “a priori”. Per giungere all’interno della cinta muraria è necessario passare all’interno di un angusto. Una volta all’interno, oltre a un pozzo di venti metri, si trovano sette ingressi simmetrici. Ogni porta dà accesso a una sezione: quella centrale al mastio; le due alle estremità alle torri laterali; le porte di mezzo a due corridoi trasversali e le due più interne alle scale per il primo piano dei bastioni. L’ingresso centrale fa accedere in un andito coperto che da un lato porta a una scala elicoidale, dritto nella camera, dall’altro a un corridoio anulare che gira intorno alla cella, dotato di un pozzetto e illuminato da nove feritoie, una particolarità non riscontrata in altri nuraghi. Il bastione racchiude tre torri: due nella parte anteriore, una in quella posteriore. Le due torri frontali sono collegate al cortile con brevi anditi, a loro volta uniti da un terzo andito, e alla torre nord con gallerie illuminate da feritoie. Una rampa di scale porta dal cortile alle gallerie superiori, una seconda agli spalti del bastione, simili a quelli di un castello medioevale.
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Foto di Gmfphotography da Wikimedia
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